Dentro nel convento delle suore di Clausura di Zogno

Dentro il monastero delle monache di clausura

Proiezione del video documentario

Monastero delle monache di Clausura di Zogno

Giovedì 18 aprile 2024

ore 20, 30 presso la chiesa del monastero

Completerà la serata un incontro, con testimonianza, con le suore

Nel documentario, tre giovani ragazzi percorreranno tutti i luoghi dell’antico convento delle suore del Terz’Ordine francescano di clausura di Zogno, raccontando la sua storia antica di 3 secoli e le opere d’arte presenti.

Racconteranno anche di questa oasi consacrata al silenzio, alla preghiera e alla contemplazione alternate al lavoro sempre affondato nel raccoglimento di chi prega anche mentre lavora.

Le Suore Terziarie di Zogno hanno, quanto a strutture e istituzioni, percorso un lungo cammino che le ha portate a segnare passi assai importanti per la loro vita mona­stica. Sono passate infatti da semplice congregazione penitenziale francescana (T.O.F. = Terz’Ordine Francescano) allo stato di clausura vescovile con regola 27 maggio 1857 di Mons. Luigi Speranza prima, e con regola del T.O.F. promulgata da Papa Pio XI il 4 otto­bre 1927, poi e quindi alle “Regole e Costituzioni” nella loro prima stesura approvate da Mons. Adriano Bernareggi l’8 gennaio 1937 per concludere con “Regole e Costituzioni Generali” per le monache del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco d’Assisi approvate con decreto 5 novembre 1973. Vogliamo ricordare anche la ristrutturazione della Chiesa di Santa Maria avvenuta negli anni 1976-1977 su disegno dell’Arch. Vito Sonzogni che ha dato alle suore la possibilità di presenziare alle sacre funzioni liturgiche nella parte ante­riore della navata lasciando contemporaneamente libera la parte posteriore per acco­gliere i fedeli che vogliono frequentare la Chiesa.

La presenza delle monache di Clausura, già prima a Romacolo dal 1650 al 1731, e quindi a Zogno dal 1731 a tutt’oggi, ha tracciato un solco profondo nella cultura e nella storia che non fa rumore, che sfugge all’attenzione della stampa, che non scalfisce la dis­trazione di chi è affogato nel frastuono del mondo, ma che è comunque di richiamo per tutti quelli che soffrono e che ricorrono alle preghiere delle suore che trovano sempre più che disponibili. Nell’ambito dei sacri recinti della clausura non è penetrato il mondo del consumismo o del baccano, ma vi è rimasta come un’oasi consacrata al silenzio con il beneficio di poter dare spazio alla preghiera e alla contemplazione alternate al lavoro sempre affondato nel raccoglimento di chi prega anche mentre lavora. Dall’ambito di que­sti sacri recinti esce invece un forte richiamo, per chi ne avverte la presenza, alla preca­rietà di tutto ciò che insegue l’uomo che dimentica di essere pellegrino sulla faccia della terra; esce la speranza per chi fa ricorso alle loro preghiere nei momenti dolorosi della vita; esce il costante richiamo di Cristo “chi vuol venire dietro a me prenda la sua croce e mi segua… poiché il mio carico è dolce per tutti voi che siete affaticati e stanchi…”; esce il grande messaggio che non si può vivere come se Dio non ci fosse. Le suore infat­ti non hanno rinunciato al mondo, ma hanno imparato a guardare al mondo di cui fanno sempre parte, come sa guardare Gesù per diffondervi il messaggio del Regno che si deve costruire nel cuore di ciascuno di noi, per poterlo poi rendere visibile con la testimo­nianza delle buone opere, cioè di quell’amore che scaturisce dal cuore di Cristo per ogni sua creatura soprattutto se povera ed emarginata.

Non si può avere quindi la presunzione di poter scrivere la storia di una comunità reli­giosa, soprattutto claustrale, come nel caso delle nostre suore del Terz’Ordine Regolare Francescano che abbiamo in Zogno, senza che ogni suora voglia rivelare l’esperienza inti­ma della sua vita, cioè di relazione col suo divino sposo, Gesù Cristo.

Rimanendo all’esterno della clausura, non possiamo che descrivere il contenitore di que­sta mistica realtà lavorando un po’ di fantasia per immaginare tutto ciò che si vive den­tro, all’interno del convento.

Il nostro riferimento pertanto è il convento con le sue vicende che attraversano un periodo storico di circa tre secoli, un po’ alla maniera di chi, trovandosi di fronte a uno scrigno importante, pensa di poterne descrivere il favoloso tesoro che vi è contenuto senza possederne le chiavi.

Un punto ben preciso di partenza per conoscere questa nostra istituzione, di cui apprez­ziamo la fortuna di possederla, è il carisma francescano fondato sulla penitenza, per cui queste religiose sono dette “le penitenti” perché a imitazione del loro fondatore S. Francesco realizzano in se stesse quanto è già nel messaggio paolino.

Don Giulio Gabanelli

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